Prima di iniziare con la creazione dei dischi logici con LVM, occorre controllare che il software necessario sia presente nella propria installazione Linux. Se necesario installare lvm2:
aptitude install lvm2
LVM: Comandi utili
Il pacchetto installerà alcuni comandi utili per la gestione dei dischi fisici e logici di LVM:
- pvcreate, pvdisplay, pvscan: comandi per creare e gestire i dischi fisici di tipo LVM (es. sda3,sdb2 …).
- vgcreate, vgdisplay, vgscan: comandi per creare e gestire i volume groups.
- lvcreate, lvdisplay, lvscan: comandi per creare e gestire le unità logiche.
Creare partizione di tipo LVM:
Come prima cosa dobbiamo creare una prima partizione da inserire nel nostro gruppo di volumi: l’operazioni si può eseguire con un comune software di partizionamento come cfdisk, fdisk.
Unico accorgimento, specificare il tipo di filesystem a cui è destinata la partizione: Linux LVM
Creazione del Physical Volume:
Prima di tutto si deve creare il physical volume. In soldoni dobbiamo specificare che desideriamo destinare lo spazio della nuova partizione a LVM:
Prendiamo come esempio la partizione sda3.
root@h01:~# pvcreate /dev/sda3
Physical volume "/dev/sda3" successfully created
Creazione del Volume Group:
È quindi necessario creare un volume group. Il Volume Group bisogna immaginarlo come un contenitore dove possiamo aggiungere partizioni in qualsiasi momento e far si che accresca lo spazio a disposizione per i vari volumi logici.
root@h01:~# vgcreate vg0 /dev/sda3
Volume group "vg0" successfully created
Vg0 è un nome identificativo arbitrario.
Creazione del Logical Volume:
Finalmente ci dedichiamo a creare i volumi logici che altro non sono che partizioni logiche comparabili alle normali partizioni primarie standard.
In questo esempio si procede alla creazione di una partizione logica di dimensioni 8GBytes chiamata “dati”. Il suo contenitore sarà vg0, il volume group creato in precedenza.
root@h01:~# lvcreate -L8G -ndati vg0
Logical volume "dati" created
Una volta creata, la partizione sarà sotto /dev/vg0/dati.
Spesso le magie di Unetbootin durante il riversamento dell’immagine ISO di CentOS su di un disco usb fanno si che “l’EFI esegua un’incorretta mappatura” dei vari device.
Il problema si riscontra solo durante l’installazione di CentOS e più precisamente al momento dell’installazione del bootloader GRUB, dove si verifcano gli errori più disparati e l’installer di CentOS non riesce ad configurare Grub su nessun device specificato.
Per ovviare a questo problema, e quindi installare senza problemi CentOS da un disco USB, basta servirsi dell’utility livecd-tools in alternativa a Unetbootin.
In Fedora/CentOS/RHEL il pacchetto binario è installabile dai repo ufficiali:
Installed Packages
Name : livecd-tools
Arch : x86_64
Epoch : 1
Version : 16.15
Release : 1.fc16
Size : 140 k
Repo : installed
From repo : updates
Summary : Tools for building live CDs
URL : http://git.fedorahosted.org/git/livecd
License : GPLv2
Description : Tools for generating live CDs on Fedora based systems including
: derived distributions such as RHEL, CentOS and others. See
: http://fedoraproject.org/wiki/FedoraLiveCD for more details.
Per installare l’utility basta lanciare quindi il seguente comando:
yum install livecd-tools
Una volta installato, per creare il disco usb bootable partendo dall’ISO di CentOS, basta servirsi del comando livecd-iso-to-disk.
livecd-iso-to-disk --format --reset-mbr CentOS-6.3-x86_64-minimal.iso /dev/sdX
(sostituire sdX con il nome del device USB desiderato (es. /dev/sdb) e CentOS-6.3-x86_64-minimal.iso con il file ISO scaricato.
Più di una volta sarà capitato di dover testar il funzionamento di un server di posta.
Lo strumento più diffuso rimane sempre il buon vecchio telnet
Per provare il funzionamento di un server di posta sarà sufficiente quindi seguire pochi passi:
- telnet mail.server.it 25 – Ci colleghiamo quindi al mail server utilizzando telnet sulla porta standard 25.
- helo
– Con questo comando SMTP “salutiamo” il server di posta remoto e comunichiamo il nostro ip o dominio (es. helo miodominio.it) - mail from:
– Il comando mail from indica qual’è la nostra email di origine, il sender. - rcpt to:
– RCPT TO specifica a chi sarà inviata l’email di prova. - data – il comando DATA specifica al mail server che stamo inviando il corpo del messaggio. Per terminare il comando digitare
.
Un’altra caratteristica che la maggior parte degli utenti Gnome non riesce a mandar giù è il fatto che Gnome Shell non ha l’opzione spegni e riavvia nel menu utente di Fedora.
Tralasciando il perchè, la soluzione anche in questo caso passa per un’estensione alternativa: gnome-shell alernative status menu.
In Fedora 15 per installarla eseguire il seguente comando in console (come root):
yum install gnome-shell-extensions-alternative-status-menu
Gnome 3 e il suo Gnome shell sono sicuramente tra le torture più grandi del 2011 linuxiano.
A parte lo studio di usabilità che he stato fatto, e di cui è meglio non sindacare, ci sono alcuni particolari che sono stati cambiati e che sinceramente non si capisce molto il senso.
Tra i tanti cambi forse meno apprezzati, c’è l’ALT-TAB, adesso copiato da MacOS X, che al posto di permetterci il cambio tra una finestra e un’altra (task switching), passa da un programma all’altro per via della raggruppazione delle finestre.
Utile proprio no!
La soluzione per fortuna c’è ed è semplice. Grazie all’estensione alternate-tab possiamo infatti tornare indietro a come siamo sempre stati abituati. Basta installarla e fare log-out log-in.
Link qui
Si possono recuperare files cancellati da supporti quali per esempio schede di memorie SD? La risposta è si!
Esistono diversi tools per recuperare files cancellati in linux anche se tra i tanti spiccano principalmente due:
* photorec
* foremost
Preparazione / Backup:
Prima di fare qualunque tipo di intervento, per evitare ulteriori perdite di dati, cloniamo la partizione in un file con il comando dd. La partizione in oggetto è sdb1 e la si clonerà nel file file.img:
dd if=/dev/sdb1 of=file.img bs=512
Photorec:
Photorec non ha molte opzioni e si limita a recuperare solo immagini e video. Tra le opzioni a linea di comando può risultare utile specificare la directory di destinazione dove il programma salverà i documenti recuperati:
photorec /d
file.img
Foremost:
Foremost è un software molto potente che permette recuperare sia documenti che immagini.
Possiamo anche discriminare la ricerca dei file persi ad un tipo esatto di documento.
Per esempio, se desideriamo recuperare solo le immagini jpg cancellate:
foremost -o
-T -t jpg file.img
Per conoscere tutti i formati supportati da foremost utilizzare il man di foremost (man foremost).
Con l’opzione “-t All”, per esempio, foremost cercherà di recuperare tutti i tipi di documenti conosciuti.
Risulta essere un programma molto valindo in quanto è capace di recuperare immagini anche parzialmente.
Accade spesso, soprattutto quando si sviluppa una nuova pagina web, di vedersi inclusi nelle statistiche di google analytics.
Se si ha la fortuna di disporre di un’IP statico, il problema è piuttosto banale; google ha già un filtro preimpostato per escludere un IP o un rango dal tracking delle visite.
Nel caso più classico dell’IP dinamico, senza impazzire a cambiare l’IP svariate volte, google prevede l’utilizzo di un cookie specifico per escludere un computer dalle statistiche.
Per escludersi quindi si seguono 2 semplici passi:
1. Creare un cookie specifico che contiene un valore desiderato.
2. Configurare il nuovo filtro in google analytics.
Per soddisfare il punto 1. si deve creare una pagina html nella documento root del sito web (es. escludimi.html). La pagina dovrà essere html valida, contenere il codice di tracking di google e il body come in questo esempio:
<body onLoad=”javascript:pageTracker._setVar(‘exclude_visitor’);”>
A questo punto, visualizzando la pagina escludimi.html si scaricherà il cookie _utmv con il valore escludimi.
Non resta che passare al punto 2 e configurare il filtro in Google Analytics:
Analytics -> Profile Settings -> Edit Filter
Filter Type: Custom filter -> Exclude
Filter Field: User Defined
Filter Pattern: escludimi
Case Sensitive: No
Fatto!
Nei centralini telefonoci di piccole/medie dimensioni, spesso nasce l’esigenza di poter centralizzare i dati di configurazione degli utenti SIP in un unico file. L’autoprovisioning dei telefoni, la rubrica telefonica e i file di asterisk condividono spesso gli stessi dati. Editare a mano ogni singolo file diventa spesso un lavoro ripetitivo.
… approfondimento qui